Scultura Orafa Piazza del Popolo
Esercitare l’”apertura” dell’accoglienza come principio identitario di un territorio e della sua popolazione esperisce la tensione tra ciò che è esterno e ciò che non lo è. In questa prospettiva P. d. P. è indicativa. Cuore della città ricongiunge i percorsi individuali nel suo abbraccio di madre, eppure si contrae su stessa divenendo non solo approdo, ma rifugio riparando dal caos cittadino e svolgendo una funzione di spazio iniziatico.
Ad attestare questo scopo l’iscrizione riportata sulla porta d’ingresso alla piazza pronuncia “Felici faustoque ingressui MDCLV” letteralmente “Per un ingresso felice e fausto 1655”. L’invito propiziatorio predispone l’esperienza del passaggio in dialogo con l’ampiezza dello spazio. L’obelisco di origine egiziana al centro, con i quattro leoni che lo circondano, sottolinea l’accettazione verso la differenziazione degli elementi, realizzando una commistione di stili riuscita. Oggi il suo ruolo sembra nuovamente accostarsi alla vocazione originaria attraverso eventi, manifestazioni e ritrovi che si svolgono nel suo bacino contribuendo a realizzare un vero e proprio spazio sociale. Un caso unico nel suo genere che perpetra quell’abbraccio che respira di libertà.
ERIKA CAMMERATA – STORICA DELL’ARTE
Infaustamente rinomata fino al XIX secolo come la piazza dove si svolgevano le esecuzioni capitali per mano del famoso boia Mastro Titta. Piazza del Popolo ricorda questo oscuro passato con una lapide apposta nel 1909 dove si legge che qui furono ghigliottinati i due carbonari Angelo Targhini e Leonida Montanari, “rei di lesa maestà e ferite con pericolo”.
Tuttavia, la sua storia racconta di una nascita di diverso scopo e di un futuro ancor più lontano dall’insana usanza di cui sopra. Nata come ingresso principale alla città in epoca Romana, faceva parte dei giardini appartenenti a Nerone. Anticamente chiamato Campo Marzio per il dio Marte, dio della guerra, in questo grande piazzale i giovani romani si esercitavano nell’arte militare mentre gli adulti tenevano comizi per l’elezione dei Magistrati e dei Senatori romani.
Deve il nome alla meravigliosa chiesa Sancta Maria Populi Romani, costruita nel 1099 a spese delle autorità municipali, anche se per molto tempo si è ritenuto che il nome derivasse dalla parola latina Populus (che significa pioppi) per il bosco che copriva il vicino mausoleo di Marcello.