Scultura Orafa Pantheon

Avanzare nella progressività curvilinea dello scacchiere a cassettoni che avvolge lo sguardo, per perdersi al culmine nella potenzialità dell’oculo, è un percorso di crescita e scoperta di libertà ed espressione.

Dalla sua costruzione la cupola del Pantheon, in particolare per il fascino esercitato dalla sua speciale ampiezza (43,3 m), è stata presa a modello di riferimento per le utopie di architetti e ingegneri visionari di ogni tempo.

Primo esempio tra tutti il Pantheon di Parigi voluto dal sovrano Luigi XV nel 1758 come voto di guarigione dalla malattia. Similare per alcuni elementi architettonici e rielaborato direttamente in funzione cristiana, la versione parigina prende ispirazione volendo riprodurre la magnificenza romana integrandola nel nuovo indirizzo neoclassico.

In Italia è possibile imbattersi in questo modello in differenti varianti neoclassiche a partire da Torino dove si trovano ben due versioni del Pantheon, una speculare la Grande Madre incastonata nel tessuto urbano, e il più minimale Pantheon Mirafiori anche noto come il mausoleo di Bela Rosin; a Napoli in piazza Plebiscito la Basilica di San Francesco Di Paola; a Genova il cimitero monumentale di Staglieno;  a Venezia Chiesa di San Simeon Piccolo e a Milano la Chiesa di San Carlo in Corso.

Echi del Pantheon riecheggiano anche oltreoceano come nel Jefferson Memorial di Washington o nel Low Memorial Library della Columbia University o ancora nella rotonda dell’Università della Virginia di Thomas Jefferson.

La varietà e la ricchezza di esempi proposta ricorda il valore universale che il Pantheon continua tutt’oggi a proiettare nell’immaginario culturale.

Rappresentando in epoche diverse l’infinito, il divino, la libertà, l’armonia, il progresso tecnologico il Pantheon è libertà nella struttura, pura espressione nella sedimentazione della tradizione.

Lo costruì Marco Agrippa, figlio di Lucio, console per la terza volta

Recita con fierezza l’iscrizione che risalta sulla maestosa facciata del Pantheon.

Questo monumentale edificio, originariamente eretto per volontà del genero di Augusto nel 27 a.C. e dedicato appunto a tutti gli dèi, ha attraversato i secoli testimoniando l’imponente grandezza dell’antica Roma.

Tuttavia, la sua storia non è stata priva di turbolenze e tragedie: due devastanti incendi, uno nel 80 d.C. e l’altro nel 110 d.C., sotto il regno di Adriano, hanno causato la distruzione parziale della struttura originaria.

Nonostante le avversità, il Pantheon è però risorto dalle ceneri, grazie alla determinazione e all’abilità dei suoi restauratori, assumendo la forma che ammiriamo oggi. Simbolo iconico di Roma e delle straordinarie capacità architettoniche dei Romani, la sua cupola, ancora oggi la più grande cupola in calcestruzzo del mondo, continua a suscitare meraviglia e ammirazione come testimonianza tangibile dell’ingegno e della maestria dei suoi costruttori.

Il Pantheon è divenuto un punto di riferimento imprescindibile nella memoria collettiva della Città Eterna, tanto da ispirare proverbi e detti popolari. Tra tutti, il più celebre recita: “e dimme er Pantheon no a rotonna“, esortando alla precisione e alla chiarezza, mentre richiama l’immagine inconfondibile di un simbolo eterno di Roma.

LEONARDO OTTAVIANI – STORICO

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