Scultura Orafa Fontana di Trevi

Nel sogno di un desiderio si cela la speranza di un ritorno, il rinnovo di una promessa di riconciliazione che risuona nel tintinnio di una monetina lanciata in aria e finita in acqua.

Fontana di Trevi raccoglie e protegge i desideri di milioni di cuori dal 1762, anno in cui la sua costruzione fu terminata. Emersa come dalle nebbie di sogno ad occhi aperti, la sua immagine rimane indelebile nella cultura visiva, come dimostrano le scene del film La Dolce Vita (1960).

Fellini infatti la ritrae come incarnazione stessa del desiderio romantico di Marcello per la sensuale Sylvia, interpretata da Anita Ekberg che emerge dalle acque di Fontana di Trevi come la Venere di Botticelli dalle schiume del paesaggio marino.

L’acqua nell’interpretazione classica è simbolo di rinascita, purificazione e amore che abbraccia senza stringere. Desiderio, amore e aspirazione si fondono nella scenografia settecentesca di Fontana di Trevi, richiamando la duplice iconografia della fontana dell’amore e del pozzo dei desideri. A conferma di ciò la presenza sul lato destro del complesso di Fontana di Trevi della Fontanella degli Innamorati, da cui si poteva accedere direttamente alle acque non calcaree dell’acquedotto Vergine voluto da Agrippa nel XIX secolo a.C., è indicativa.

Il racconto popolare vuole che, ai tempi in cui era ancora consentito bere l’acqua della fontana, in segno di fedeltà e buon augurio prima di una partenza le ragazze donassero un bicchiere di acqua al proprio amato per farlo tornare da loro. Dopo il congiunto brindisi dei fidanzati, la rottura del bicchiere sanciva la promessa di eterna fedeltà. Una credenza che è più di una favola e rispecchia una disposizione collettiva di coltivare l’espressione romantica attraverso simboli e codici iconografici specifici.

La corrispondenza concettuale con il pozzo dei desideri si attesta come ulteriore prova di questo modello. Si ritiene che la tradizione del lancio della monetina sia un lascito e una memoria dell’antica consuetudine di gettare oboli, offerte e doni nelle fonti sacre credute dimore delle divinità, di cui ricercare il favore.

Più tardi nell’Ottocento l’archeologo tedesco Wolfang Helbing ufficializza il gesto rendendolo fatto di costume. Ancora oggi per coloro che lanciano alle proprie spalle la monetina verso la fontana tenendo ben serrati gli occhi, la speranza di veder realizzato il proprio desiderio è più viva che mai. L’inesauribile voglia di sognare è in fin dei conti la grande forza motrice dell’umanità. Icona assoluta della cultura romana nel mondo, Fontana di Trevi è secondo le ultime statistiche il monumento romano più riprodotto a livello internazionale, basti pensare all’ultima replica brasiliana in Serra Negra. Per chi ama sognare o per chi vuole continuare a vivere il sogno di Roma, Fontana di Trevi rimane il nume tutelare che continua accrescere l’immaginazione collettiva e a illuminare le notti romane.

ERIKA CAMMERATA – STORICA DELL’ARTE

Fontana di Trevi sorge sulla facciata di Palazzo Poli e funge da mostra per lo sbocco dell’Acqua Virgo, sesto degli undici acquedotti romani antichi, risalente all’epoca augustea e attivo ancora oggi.

Un primo progetto di una fontana nel punto terminale dell’acquedotto risale al 1410, prevedeva l’utilizzo di tre vasche affiancate con altrettante distinte bocche d’acqua e si trovava sul lato destro della piazza odierna. Sarà poi Leon Battista Alberti, nel 1453, a realizzare, su incarico di papa Niccolò V, un progetto di restauro incentrato sull’unificazione della tre vasche in un unico bacino che fungerà poi da base per la realizzazione della fontana barocca.

Un successivo progetto, del 1640, ideato da Bernini su commissione di papa Urbano VIII comportò un ampliamento della piazza e il riorientamento della fontana nella direzione odierna ma i lavori si interruppero presto per la morte del pontefice e la mancanza di fondi. Nei decenni successivi i lavori rimasero fermi e numerosi progetti presentati non furono mai realizzati. Sarà solamente nel 1731 che papa Clemente XII indirà un concorso per la costruzione della fontana.

A vincere sarà il progetto dell’architetto Niccolò Salvi che comincerà la costruzione l’anno successivo; tuttavia, né lui né il pontefice la vedranno completata: i lavori saranno difatti più volti interrotti e ripresi negli anni e verranno completati solamente nel 1762 dall’architetto Pietro Bracci con l’opera che verrà inaugurata poco dopo da papa Clemente XIII.

LEONARDO OTTAVIANI – STORICO

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