Scultura Orafa Castel Sant'Angelo
A proteggere la città dai suoi demoni, il San Michele Arcangelo si erge rinfoderando la spada in segno di conseguita difesa dalla pestilenza del 590 d.C. mentre sormonta Castel Sant’Angelo; laddove sul ponte adiacente si apre una schiera di angeli recanti i segni della passione a segnare la strada verso la salvezza.
Eretto in età romana in qualità di Mausoleo di Adriano con funzione funeraria e celebrativa, trasformato nell’alto medioevo in fortezza dallo scopo difensivo poi rifugio per i papi, Castel Sant’Angelo è un chiaro esempio di come la metamorfosi sedimenti il germe dell’eternità.
La crescita ininterrotta e le continue modificazioni paradossalmente agiscono in senso contrario alla loro condizione di esistenza, andando a nutrire il valore di un’icona immortale che si riattualizza e vivifica costantemente nel presente.
In questa linea interpretativa “protezione” e “trasformazione” rappresentano una doppia chiave di lettura di uno dei simboli di Roma che meglio si è adattato alle esigenze del popolo, continuando a intercettarne i bisogni e sopravvivendo alle polveri del tempo, entrando a pieno titolo nello scenario dell’immaginario collettivo.
Nella pellicola Angeli e Demoni di Ron Howard ne viene ad esempio esaltata la qualità difensiva divenendo temibile labirinto impenetrabile, mentre nella Tosca Puccini lo sceglie come sfondo per il tragico atto finale della sua opera.
La sua influenza in termini di impatto culturale nella cultura di massa è talmente pervasiva tanto da apparire anche in nuove realtà ludiche, come nel paesaggio del videogioco Assassin’s Creed.
Da osservare però come la relazione con il contemporaneo porti oggi il sito museale di Castel Sant’Angelo a ricercare nell’arte contemporanea il suo nuovo inquadramento, ospitando periodicamente mostre d’arte ed eventi artistici.
In questa direzione sembra delinearsi una nuova prospettiva identitaria per il mausoleo più coinvolta a sottolineare il valore artistico e culturale di cui è portatore.
Edificato sulla riva del Tevere, di fronte a Campo Marzio al quale venne collegato con la costruzione del Ponte Elio, tra il 135 e il 139 d.c. per volontà dell’imperatore Adriano, Castel Sant’Angelo è stato in origine il mausoleo familiare dell’imperatore ha adempiuto a questa funzione per lungo tempo ospitando i resti di Adriano, Antonino Pio, Commodo, Marco Aurelio, Settimio Severo, Geta e Caracalla e quelli delle loro mogli e figli.
Il mausoleo perse le proprie funzioni a partire dal 403 quando l’imperatore Onorio lo incluse all’interno delle mura Aureliane e lo trasformò in un forte, da questo momento prese l’appellativo di “castello” e salvò il Vaticano dai sacchi del 410 e del 455 per poi essere adibito a prigione di Stato da Teodorico agli inizi del secolo successivo.
Leggenda vuole che l’attuale nome di Castel Sant’Angelo risalga al 590 e derivi da una visione di papa Gregorio I riguardo la discesa dell’arcangelo Michele sulla sommità del castello nell’atto di rinfoderare la spada, immagine interpretata come un segno dell’annunciazione della fine della grave epidemia di peste che stava all’epoca flagellando Roma, cosa che effettivamente si verificò poco dopo.
Possesso nei successivi secoli di diverse famiglie nobiliari romane, di una di queste, gli Orsini, faceva parte papa Niccolò III che vi spostò parzialmente la sede apostolica e fece realizzare il passetto di Borgo che lo collega al Vaticano.
La sua proprietà passò definitivamente alla Chiesa nel 1367 quando le chiavi furono consegnate a papa Urbano V e da allora sarebbe stato indissolubilmente legato ai pontefici fungendo non solo da fortezza papale ma anche da sede dell’archivio e del tesoro oltre che da tribunale e prigione. Nel corso dei secoli successivi, ha subito molteplici interventi che ne hanno plasmato l’immagine fino all’attuale forma, risultato di un intricato stratificarsi di lavori appartenenti a epoche storiche differenti.